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Intervista a Dado Bargioni

svgSettembre 17, 2021INTERVISTEMarco Marzi

“Il pezzo mancante” è di nome e di fatto tutto ciò di cui aveva bisogno e forse ancora non sapeva di averne bisogno Dado Bargioni musicoterapista e cantautore di Monferrato. “Il pezzo mancante” è anche il suo nuovo album pubblicato per Ohimeme e rappresenta il raggiungimento della maturità su tutti i fronti. 

Noi abbiamo deciso di intervistarlo, lasciando che sia lui a introdurci meglio la sua arte!

Ciao Dado benvenuto su Musik Z! Partiamo carichi chiedendoti subito del tuo nuovo album “Il pezzo mancante” uscito il 17 settembre per Ohimeme, ti va di raccontarci qualcosa in più?

Ciao! È certamente il mio album della maturità: artistica e personale. Sono canzoni con cui convivo da dieci anni, che hanno avuto una vita precedente (non uscendo mai) ed ora hanno una nuova veste e un nuovo significato, trovando finalmente la forma perfetta anche grazie a un nuovo produttore artistico, Luca Grossi. Sono bellissimi brani senza tempo (come avrete capito) che hanno acquisito una nuova energia ed un vestito adatto per potersi trovare perfettamente a proprio agio nel panorama musicale del 2021.

Stando al titolo che hai dato al disco, questo tuo nuovo lavoro è riuscito ad essere l’anello mancante oltre che di congiunzione tra due estremità?

Penso di sì. È il punto di arrivo di un percorso, ma allo stesso tempo è l’inizio di una nuova fase musicale della mia vita, più consapevole, più accurata, più poetica. Non mi spiace affatto che ci sia un pezzo mancante. È un qualcosa che ti stimola a cercare e a colmare quel vuoto. Per molto tempo ho fatto tutto da solo e qualcosa inevitabilmente mancava. Oggi mi sento accudito, sostenuto da un team di lavoro che crede in me e sono libero di poter fare certe scelte, con la consapevolezza che verranno realizzate proprio come le avevo in testa. Era un pezzo che mancava questo… ora c’è. Quello che non manca mai sono le canzoni… 

Se potessi scegliere un brano del disco, quale fra tutti rappresenterebbe meglio l’anima dell’album?

Il primo singolo, “Parole sulla Pelle”, è quello che mi ha aperto le porte del Flat Scenario studio e dell’etichetta Ohimeme. È un brano che aveva un potenziale fortissimo e che ben rappresenta il lavoro fatto con Luca Grossi per dare una spinta propulsiva a tutte queste canzoni. “Parole sulla Pelle” è un mix accurato di immagini poetiche, arrangiamento e melodia catchy. L’album si apre così… fatemi sapere.

Come nascono le tue canzoni?

Nascono meglio sotto pressione. Di solito scrivo al lavoro durante delle ore buca o tra una seduta e l’altra di musicoterapia. Suonare è un momento rilassante e di distensione. Proprio allora arrivano melodie e giri di accordi. Paradossalmente durante le ferie o il recente Lockdown non ho scritto nulla. Per quanto riguardano le tematiche spesso arrivano insieme ai giri di accordi. A volte il giornale mi regala spunti creativi, ma spesso comincio da alcuni giochi di parole e da lì si sviluppa un’idea ritmica che si trasforma in melodia.

Hai detto che oltre ad essere un cantautore sei anche un musicoterapista: il tuo lavoro ha spesso influenzato la tua ricerca musicale?

Come ho accennato, sono fortunato perché il mio lavoro mi permettere di trascorrere ogni giorno con la chitarra in mano. Spesso le sedute consistono proprio nell’improvvisazione con gli utenti e questo mi aiuta a tenere sempre la mia mente allenata ed elastica, pronta ad improvvisi cambiamenti. Spesso, coi ragazzi, lavoro sulle instant songs (canzoni nate al momento) con cui riescono ad esprimere concetti e sentimenti che, diversamente dalla forma canzone, farebbero fatica ad esternare. Non è inusuale che durante le sedute io mi ritrovi ad accompagnare musicalmente alcuni momenti… dovendo proporre musiche malleabili, perché non fare qualcosa di mio? Alcune canzoni sono state anteprime per i miei ragazzi ed hanno svolto nel setting una funzione terapeutica. Spero che oggi possano esserlo un po’ per tutti i nuovi ascoltatori. 

Lasciaci con tre consigli musicali che possano accompagnarci per affrontare al meglio la fine dell’estate!

Il primo ascolto che mi viene in mente è quello di “Marechià” dei Nu Genea, brano nuovissimo ma dal sapore vintage (tipo la sigla di Odeon) e con la particolarità di essere un funk leggero cantato mezzo in napoletano e mezzo in francese!

Poi direi “If it’s Love”, il nuovo di Sting. Brano easy listening ed inusuale per il cantautore inglese ma confezionato con la stessa cura dei suoi brani più celebri. È una canzone breve, dal ritornello accattivante. A ripetizione…

Poi scusate se mi permetto un consiglio auto referenziale ma chiuderei le mie tre scelte con “Le Cose che Cambiano”, il mio nuovo singolo. Proprio nel periodo del cambiamento da una stagione ad un’altra questo brano si inserisce e calza pennello. Una riflessione sul tempo e sul bisogno di condividere con gli altri (cosa che inevitabilmente l’ultimo anno ci ha reso difficile fare!). C’è voglia di normalità in giro e per ritrovarla bisognerà comunque accettare i cambiamenti.

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