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Il tè delle cinque domande… con A-lex Gatti

svgSettembre 7, 2020INTERVISTEMarco Marzi

Ciao A-lex! Tre aggettivi che ti contraddistinguono, e uno che proprio non ti appartiene.

Ciao a tutti! Sono una persona impulsiva, testarda e socievole. Ma di sicuro non sono e non sarò mai una persona attaccabrighe. 

Qual è il ricordo più lontano che hai – nella tua infanzia, o adolescenza – riguardo al tuo primo approcio con la musica?

Il ricordo più lontano risale alla mia infanzia,  ma l’ho recuperato dai classici e ormai desueti Vhs di famiglia, che sono sempre lì come per tutti a far affiorare ricordi dimenticati e a volte scene imbarazzanti della nostra infanzia. Io suonavo i secchielli con due palette in vacanza al mare con, alle orecchie, un mangianastri dei miei genitori, cercando di accompagnare con quella mia batteria primordiale una canzone dei Pooh. Penso fossi abbastanza piccolo:  dovrei aver avuto all’incirca 4 anni. In realtà poi ho iniziato a suonare la chitarra all’età di 11 anni ed ho invece ancora vivido il ricordo del mio primo concerto nella piazza della cittadina, dove mi cimentavo con altri coetanei a suonare “Oye Como Va” di Santana. Ricordi molto divertenti e teneri da recuperare tramite, appunto, i vecchi “filmini”.

“Inner Peace” è il tuo primo singolo. Di cosa parla, e soprattutto: quanto ti ha messo a nudo?

Inner Peace, come da titolo, parla proprio di un mio pensiero e modo di vedere la ricerca della pace e tranquillità interiore che tutti (chi più, chi meno) cerchiamo e desideriamo. E del fatto che prescinda dall’avere accanto necessariamente una persona per trovarla. In realtà non mette a nudo solo me, ma un pò noi tutti. E principalmente uno dei miei migliori amici ,Lorenzo , persona con cui stavo parlando di questi argomenti e che ha ispirato il testo di questa canzone. Poi, come sempre, sarebbe bello se ognuno potesse trovarci la propria interpretazione e ispirazione personale.

Se dovessi scegliere tre dischi, tre film e tre libri da portare con te su un’isola deserta, quali sceglieresti?

Potrei scegliere anzi molti dischi e una chitarra sull’isola deserta? 

Scherzi a parte vediamo, per i dischi è complicato perchè ne servirebbero molti di più per me indispensabili. Peró diciamo “Revolver – The  Beatles” , “Ten – Pearl Jam” e “Deja vu – Crosby, Stills, Nash & Young”. 

Per quanto riguarda i Film porterei “Arancia Meccanica” di Stanley Kubrick, “Fight Club” di David Fincher e “Ace Ventura” con Jim Carrey perchè ogni tanto vorrei anche ridere dal momento che sarei solo.

Per quanto riguarda i libri: “Cecità” di Saramago , “lo Hobbit” di Tolkien e porterei un libro di Fisica quantistica, o comunque inerenti, da studiare tanto di tempo per studiare e capire ne avrei molto e mi hanno sempre affascinato argomenti prettamente scientifici. 

Che ruolo hanno, secondo te, i social nel nostro mondo? Nel senso, preferiresti avere un account da milioni di followers o la possibilità di suonare tutti i giorni davanti a poche persone, magari, ma che davvero seguono il tuo lavoro?

Secondo me il ruolo che hanno i Social in questi anni è eccessivo, si dimentica che prima di tutto siamo animali e viviamo in un mondo reale che purtroppo o per fortuna è quello che sta al di fuori di una casa e uno schermo. Ed è sempre bello conoscere nuove persone e trovare ispirazione dalla gente dal vivo. Quindi senz’altro preferirei avere poche persone tutti i giorni che sono interessate al lavoro e conoscerle e condividere con loro la mia musica. La musica è sì condivisione per me, ma lo è quando effettivamente condividiamo un momento che sta accadendo. 

Se poi si potesse suonare tutti i giorni davanti a milioni di “followers” che sono interessati al mio lavoro, beh direi che sarebbe magnifico e un pó il sogno di molti di noi. 

Cosa consiglieresti ad un millenials (nato e cresciuto ai tempi della digitalizzazione musicale, sia a livello di fruizione che di produzione) alle prime prese con la musica? Oramai, sembra che saper suonare uno strumento musicale non sia più prerogativa indispensabile per far musica…

Suonare uno strumento non è una prerogativa e fondamentalmente la musica viene prima dello strumento ma è più un attitudine e una necessità. Quindi ben vengano nuove forme di composizione e di strumenti purchè ci aiutino a condividere le nostre vibrazioni personali agli altri. L’importante è avere qualcosa da dire e da trasmettere. Io consiglierei vivamente di farsi influenzare dal più vasto panorama che possono cercare, essere curiosi e sfruttare la digitalizzazione per cercare le loro attitudini e quello che li fa emozionare, ma per cortesia ascoltate i brani dall’inizio alla fine. È come leggere un libro a metà altrimenti e non lascia molto del messaggio che l’artista voleva portare. 

Salutaci come preferisci, magari dedicandoci una frase del tuo primo singolo!

Ciao a tutti!! E grazie a voi per questa intervista che mi ha fatto pensare. A me piace pensare. Alla prossima!! 

“..At last you’ll find your way..”

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