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Intervista al duo toscano Boetti

svgGiugno 16, 2021INTERVISTEMarco Marzi

“Blue” come il primo album dei Boetti, duo toscano con la passione per il rock e le chitarre. Strano vero? Ebbene sì, c’è ancora qualcuno che non ha mai smesso di credere nel rock e nella possibilità di guardarsi dentro attraverso la musica. 

Noi non abbiamo perso l’occasione di intervistarli!

Ciao ragazzi, benvenuti! Ascoltando il vostro EP non può che restarmi impresso il colore blu. Qual è il motivo che vi porta ad associare quasi “compulsivamente” questo colore al vostro lavoro?
Abbiamo voluto giocare con l’ambiguità del senso della parola “blue”. In lingua inglese il termine “blue” è sia il colore “blu” (in italiano senza E) sia l’aggettivo che si usa per “melanconico” (in italiano si dice “umore nero”, sempre utilizzando una nota di riferimento cromatico). Non a caso il “blue Monday” è il Lunedì più triste dell’anno. Da questo gioco di accostamento del colore “blue” a tutte le cose, al mese di Agosto come a noi stessi, è nato poi un album che non vuole essere un concept, ma che inevitabilmente si identifica a pieno con il senso di malessere e titanismo propri del “blue” inglese.

Ma andiamo più a fondo nel disco, vi va di raccontarci la gestazione che precede la pubblicazione di “Blue”?
È stata una vicenda editoriale travagliatissima, se si pensa che alle consuete difficoltà e ostacoli che qualsiasi opera prima è costretta ad affrontare si è aggiunto l’asteroide pandemico che ha raso al suolo tutto quello che avrebbe potuto circondarci. Il disco è stato registrato lungo tutto il 2019: quattro sessioni di due canzoni ciascuna, a distanza di un paio di mesi l’una dall’altra. Un percorso lento, quindi, a tratti disomogeneo, ma che ci è servito per prendere consapevolezza di noi e del progetto, canzone dopo canzone, passettino dopo passettino. Non avremmo, infatti, mai registrato al meglio delle nostre possibilità le ultime 4/5 canzoni, se non avessimo fatto il “compitino da 6” nelle prime 3. 

Di questo saremo eternamente grati ad Andrea Pachetti, il nostro produttore, che in maniera quasi maieutica ha tirato fuori qualcosa che era già dentro di noi, qualcosa a cui serviva fiducia e tempo, pazienza.
Nel 2020 non ci siamo comunque mai lasciati abbattere dalla situazione e, a partire da Giugno, abbiamo avviato un programma di pubblicazione di tre singoli che ci consentisse di sopravvivere in trincea fino ai primi bagliori della nuova era post-Covid. Anche in questo caso le collaborazioni con l’ufficio stampa Worilla e con Artist First, che ha curato la distribuzione, sono state davvero provvidenziali. Senza di loro non saremmo qui.

In questo album avete collaborato con vari artisti da Apice (La Clinica dischi) a Maestro Pellegrini: in che modo siete riusciti ad incastrare le loro voci e i loro stili con la vostra musica?
Il “Film blue” è una live session che abbiamo voluto organizzare in stile release party (ma in streaming) presso il 360 Music Factory Studio di Livorno, lo stesso in cui abbiamo registrato il disco. Non potendo festeggiare con il pubblico sottopalco, e ormai arresi al fatto che l’unica via d’uscita sarebbe stata quella della diretta Facebook, abbiamo almeno voluto provare a festeggiare invitando artisti, musicisti, cantautori che stimiamo da sempre e che con la loro partecipazione ci hanno fatto un regalo enorme: Apice, Riccardo Onori, Fabrizio “Il Geometra” Pagni e Maestro Pellegrini.
Erano due anni che sentivamo le nostre canzoni rimbalzare tra i muri e le finestre chiuse causa lockdown, perciò il più grande desiderio che avevamo era vederle prendere nuova luce, aria buona. Perciò a ogni ospite è stato semplicemente detto: “Non ti preoccupare, cantala e suonala a modo tuo”. Il risultato è che i pezzi sono migliorati. E noi con loro.

Restando in tema musicale, chi sono i vostri idoli musicali (se così vogliamo chiamarli) senza i quali non sareste qui a fare rock?
Generalmente nei confronti dei più grandi (e più bravi di noi) abbiamo un rapporto quasi-edipico di ammirazione/voglia di imparare mista a fame di raggiungerli, di prendere il loro posto. Ovviamente ciò non accadrà mai, ma un simile calibro, un simile metro di misura ci serve a capire il nostro valore attuale e a stimolarci a dare ancora di più. Ci sono comunque degli inarrivabili nel nostro Olimpo personale e sono, per citarne due, i Nirvana e Fabrizio De André.

…dunque, blu come?
Blu come (continua con il riempimento automatico della tastiera) stai oggi pomeriggio più che altro non mi piace molto la mia isola è ancora più fantastica si fanno le cose che ti mando il link per vedere come.

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