Esce mercoledì 6 aprile “Simbolo“, il nuovo singolo dei Dejawood, fuori per Pioggia Ross Dischi. Con loro abbiamo parlato non solo del significato che c’è dietro il loro nuovo singolo, ma del segno in generale, alla ricerca di un simbolo, magari di pace, che possa accompagnare la nostra era.
Ciao, benvenuti su Musik Z! Il 6 aprile pubblicate il vostro nuovo singolo “Simbolo”, come nasce questa nuova release?
Ciao Musik Z!
“Simbolo” è il terzo ed ultimo singolo prima dell’uscita dell’album dal titolo “Alti Momenti di Crisi” nei primi di Maggio. Abbiamo iniziato con “Trenchtown”, poi “Uroboro” e finalmente “Simbolo”. Tutti e tre i singoli sono accompagnati da videoclip realizzati tra Roma, Genova e Bologna in collaborazione con artisti visuali: i primi due sono firmati 3.52Lab mentre “Simbolo” è opera dell’artista di animazione Alessandra Romagnoli e il montaggio a cura di Annamaria Gentili. La scelta dei singoli è stata ponderata per creare il nostro immaginario musicale e dare agli spettatori e ascoltatori qualcosa di noi, qualcosa che rispecchi il nostro modo di vedere il mondo.
Del singolo ci ha molto incuriosito anche molto la copertina, vi va di descrivercela meglio?
L’artwork è realizzato da Paulonia Zumo e le grafiche sono di Alberto Cavallini. L’idea originaria parte da alcuni lavori di Paulonia che ci avevano già in passato molto colpiti. Così le abbiamo proposto una collaborazione artistica per la copertina ufficiale dell’album. Da li in poi abbiamo deciso di continuare questo rapporto anche con i singoli. Tutti i singoli hanno come protagonista una donna che viene disturbata, infastidita e importunata da un uccello ed in ogni copertina c’è qualche elemento che rimanda al testo della canzone, dal colore dello sfondo, al look, agli oggetti. L’immagine esprime “l’alto momento di crisi” che Lei si trova a vivere. Ognuno poi interpreta la scena come meglio crede, non ci piace spiegarci troppo quando si parla di arte. Siamo comunque veramente soddisfatti della commistione tra suoni e immagini.
“Simbolo” è un intreccio di lo-fi, trap, dance e anche world music: ci sono state delle fonti artistiche a cui vi siete ispirato in modo particolare?
Noi ascoltiamo veramente di tutto, non abbiamo barriere precostituite quando pensiamo alla musica. Poi ovviamente preferiamo alcuni generi ed artisti che sicuramente ci hanno influenzato nella scrittura e composizione. Tra i nostri ascolti ci sono sicuramente i generi sopracitati ed anche altri come il Rap, il Reggae, l’Elettronica e il Folk Africano. Ci siamo autodefiniti Ethnic Electronic Rap perché ci sembrava racchiudesse il nostro stile ma le etichette servono a poco, l’importante rimane l’energia che mettiamo nei nostri pezzi.
Anche il vostro nome è molto particolare, chi sono i Dejawood?
Il nome come si intuisce nasce dalla crasi tra Déjà-vu e Wood. Il primo rappresenta il fare quello che abbiamo sempre fatto: ovvero rivivere le esperienze in Gruppo come in molte altre formazioni precedenti. Il secondo ci dà pace, fiducia, calma e serenità, il “legno” rappresenta la natura, le origini ed ancora il fatto che non è un vero déjà-vu ma appunto qualcosa di originale.
Tutto è segno, dunque qual è il simbolo, appunto, secondo te che potrebbe meglio descrivere questo periodo storico?
Segni e Simboli, così come “Sogni e Sintomi” (per citare i C.S.I.), sono legati imprescindibilmente. Il bello è che ogni cultura, ogni latitudine ed ogni persona singola possiede simboli diversi, quindi segni che lo manifestano. Quindi sai, è difficile trovarne uno universale. Siamo in un periodo storico che mantiene i Segni già da secoli (le epidemie, le guerre ecc.), sono i Simboli oggi che sono diversi e forse un po’ offuscati da tante immagini e parole che non permettono di significarli. Per noi il “simbolo di pace”, e non in senso stretto quello grafico, è il condividere la musica. Poi ognuno ha il suo in base a quello in cui crede.